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INTERVISTA AD ALICE VALENTI

Chi è Alice Valenti? Raccontaci brevemente di te.
Sono un’ex-bambina innamorata del gioco e della magia dell’arte. Dopo una laurea a Pisa in Conservazione dei Beni Culturali, ha inizio il mio apprendistato pittorico in un luogo speciale: la bottega di carretti siciliani del Maestro Domenico Di Mauro, ad Aci Sant’Antonio. Durante gli anni di bottega, grazie anche alla ricca libreria di uno zio colto e curioso, ho approfondito autonomamente altri aspetti dell’arte popolare siciliana (opera dei pupi, ex voto, pittura dietro vetro) andando in cerca delle botteghe ancora esistenti sul territorio. Comincio a sperimentare oltre il solco della tradizione finché arrivano le prime collaborazioni importanti, tra cui le etichette per Averna Limited Edition e i Frigoriferi d’Autore Smeg-D&G. Credevo di dover continuare il mestiere del mio Maestro, adesso riconosco che è stato un meraviglioso punto di partenza.

Chi sono gli artisti che ami?
Da ragazzina mi sono nutrita dell’elegante ironia di Ertè e di Piero Fornasetti. Durante gli studi universitari ho amato il “realismo magico” di Felice Casorati, l’acceso cromatismo dei tedeschi August Macke e Franz Marc, il mondo poetico di Pippo Rizzo, capofila del futurismo siciliano, che nella sua fase matura intorno agli anni ’50 rivisita l’iconografia popolare e folcloristica senza cadere mai nel provincialismo. Ho scritto una tesi di laurea su una grande donna e pittrice palermitana, Lia Pasqualino Noto, fondatrice negli anni ’30 insieme a Renato Guttuso del Gruppo dei Quattro, le cui osservazioni sul ruolo della donna nell’arte sono sempre state un monito: «…Riuscire a raggiungere una certa considerazione, circoscritta nei limiti della compiacenza maschile, poteva essere relativamente facile agli inizi, ma superare la barriera che ad un certo momento si frapponeva tra la donna e il conseguimento di più alti riconoscimenti era praticamente impossibile».
Una volta intrapresa la strada della pittura, ecco l’incontro con l’opera di Antonio Brancato, Bruno Caruso, e ancora Francesco Lauretta e Andrea Di Marco: il loro modo di guardare alla tradizione è stato per me una potente suggestione, e uno sprone a proseguire la mia ricerca.

Continua la lettura dell’intervista di Cristina Costanzo su BALLOON Project.

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